Furti in albergo: identificati i ladri che durante l’estate avevano colpito in numerose località delle Dolomiti inclusa Cortina
Hanno finalmente un’identità i ladri che durante la passata estate avevano razziato numerose strutture alberghiere delle dolomiti bellunesi, l’indagine della Compagnia Carabinieri di Cortina d’Ampezzo ha infatti permesso di ricondurre oltre 20 furti a tre albanesi di 41, 35, e 23 anni, tutti pregiudicati o comunque con precedenti di polizia, domiciliati da tempo nella provincia di Bolzano.
L’attività criminale del trio, per come ricostruita dagli inquirenti, era iniziata alla metà di giugno, con alcuni furti in alberghi siti nel Comune di Livinallongo del Col di Lana (tra Arabba e il passo Campolongo) e, dopo una lunga pausa ove presumibilmente erano stati battuti altri territori, era quindi proseguita dalla fine di luglio, con raid fino alla metà di agosto. Numerose le località colpite nei Comuni dolomitici bellunesi: oltre a Livinallongo del Col di Lana, infatti, anche Cortina d’Ampezzo, Misurina, San Vito di Cadore, Alleghe e Rocca Pietore, per un bottino di oltre 40.000 euro.
Particolarmente efficace il modus operandi adottato dal trio, caratterizzato da azioni notturne altamente aggressive, con danneggiamenti di infissi e di arredi, sempre attente però ad evitare ogni possibile contesa fisica con ospiti o dipendenti. Gli obiettivi venivano infatti selezionati con cura grazie a sopralluoghi precedenti, individuando strutture ricettive ove era presumibile che non vi fosse un portiere notturno in grado di opporre una potenziale resistenza (nei casi in cui l’azione dei malviventi è risultata disturbata da personale dell’albergo è sempre conseguita una repentina fuga). I colpi avevano generalmente la struttura di veri e propri raid, con più alberghi presi di mira nel corso della stessa notte, abbandonando il territorio prima dell’alba. Il trio di albanesi giungeva nell’area designata attorno alla mezzanotte a bordo dello stesso veicolo, due dei complici venivano lasciati a piedi in vicinanza di zone boschive a notevole distanza dagli obiettivi, a volte anche chilometri, mentre il terzo guidava l’auto in un’area di sosta il più defilata possibile ad attendere il segnale per il recupero, senza mai transitare in prossimità degli alberghi per non destare alcun tipo di sospetto. In tale maniera i due componenti del gruppo di effrazione, muovendosi quasi sempre per boschi, arrivavano indisturbati agli alberghi da svaligiare, armati solo di un piede di porco, rompendo velocemente un infisso e guadagnando un facile accesso alle aree comuni del piano terra, riuscendo così ad eseguire il colpo e ad uscire per la stessa via d’entrata, dirigendosi verso l’obiettivo successivo. I malviventi miravano principalmente agli uffici delle reception degli hotel o, in alternativa, alle aree bar/ristorante ove era spesso presente un minimo fondo cassa dietro al bancone; l’obiettivo era sempre e solo il contante, evitando in ogni modo di appropriarsi di beni potenzialmente riconoscibili dalle vittime nel caso qualcosa fosse andato storto. Alla vista di una cassaforte facilmente asportabile, la stessa veniva prelevata per essere forzata solo in un secondo momento in una zona appartata mai troppo distante, venendo poi abbandonata nei prati. Al termine del raid notturno, prima di raggiungere un punto di rendez-vous già concordato con il complice a bordo dell’auto, i due malviventi abbandonavano sia gli attrezzi da scasso che i vestiti utilizzati durante il colpo, in maniera tale da poter evitare qualsiasi problema in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine, oltre che a rendere poco utili le immagini della videosorveglianza interna presente in alcune strutture colpite. Anche il ripiegamento avveniva attraverso aree boschive, rendendo estremamente difficile l’attività di prevenzione da parte delle forze dell’ordine.
I carabinieri sono riusciti a concentrare i sospetti sui tre albanesi grazie ai capillari controlli su strada, coinvolgendo anche i colleghi altoatesini e la Polizia ampezzana in un’ottica di genuina collaborazione nel garantire una sicurezza integrata del territorio. L’intensificazione dei servizi notturni ha così permesso ai militari dell’Arma di registrare il passaggio dei malviventi nel bellunese con una frequenza sospetta in orari poco compatibili con chi vive e lavora a svariati chilometri di distanza. Inoltre, quando interpellati circa le motivazioni della loro presenza notturna in zone come il Fodom o l’Ampezzo, le risposte erano sempre risultate mendaci dopo le necessarie verifiche eseguite dagli investigatori.
Sempre molto spregiudicati, addirittura il 21 agosto, quando il gruppo di effrazione era operante nel centro di San Vito di Cadore, poiché la frana scesa improvvisamente lungo la SS.51 aveva impedito il loro recupero da parte del complice che era rimasto in attesa nelle vicinanze di Cortina, i due ladri non hanno esitato ad appropriarsi di un veicolo appartenente ad uno degli hotel svaligiati quella notte, riuscendo in tal modo a raggiungere autonomamente il centro ampezzano dopo la riapertura della statale, ricongiungersi con il complice ed abbandonare il furgone di proprietà dell’hotel, poi ritrovato in località Zuel. In altre occasioni successive, compreso che la loro Citroen Xsara iniziava a destare eccessivo sospetto, invece di desistere dal delinquere avevano preferito farsi prestare un’auto “pulita” da un loro amico.
Spregiudicati, ma certamente non sprovveduti: percepito di essere stati definitivamente scoperti, i tre albanesi hanno smesso con le “trasferte” in territorio bellunese. In un episodio di metà agosto, infatti, nei boschi tra Arabba e il passo Pordoi, la coppia di effrazione, dopo essere stata rilasciata in zona con il solito metodo per raggiungere a piedi una struttura alberghiera isolata, era incappata in uno dei posti di osservazione notturni organizzati appositamente dai carabinieri in quei giorni. In quell’occasione i malviventi avevano rinunciato a portare a termine il colpo, facendo perdere le proprie tracce per i sentieri di montagna, ma la rocambolesca fuga notturna per i boschi li ha definitivamente convinti a porre fine alla loro attività criminale nell’area.
Le indagini, coordinate dalla dott.sa Gallego della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Belluno, hanno portato alla recente denuncia in s.l. dei tre albanesi per concorso in furto aggravato continuato, potendo così dare un minimo di tranquillità agli operatori del settore, i quali temevano che con l’approssimarsi della stagione turistica invernale il trio potesse tornare a colpire.
Sotto il profilo delle lezioni apprese, si evidenzia come i ladri abbiano abilmente sfruttato i punti deboli della sicurezza passiva di alcune strutture alberghiere: mancanza di un sistema di allarme (opportuna l’installazione almeno per chi non dispone di una reception aperta h24 – il trio ha sempre cercato di evitare le strutture allarmate, senza mai tentare di disattivarne i dispositivi e abbandonando il colpo non appena sorpresi dall’eventuale sirena), inidoneo fissaggio delle casseforti al muro (spesso i malviventi hanno potuto prelevare facilmente l’intera cassaforte ancora chiusa, semplicemente svitando o forzando le poche viti con le quali la stessa era ancorata ad un mobile in legno, potendo così scassinarla senza fretta in un secondo momento), scarsa attenzione alla sicurezza dell’intero perimetro esterno della struttura (parte degli alberghi erano dotati di infissi particolarmente resistenti nella zona reception, ma i ladri hanno trovato comunque facile accesso forzando le finestre delle attigue zone bar/ristorante, generalmente più deboli, raggiungendo agilmente gli uffici passando per i locali interni del piano terra), mancanza di un impianto di video sorveglianza (assente nella maggioranza degli esercizi colpiti – sebbene non abbia fatto desistere i malviventi dal tentare i colpi si è rivelato un utile ausilio alle indagini).
Maggiore Cristiano Rocchi
Compagnia Carabinieri di Cortina d’Ampezzo
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