MALTEMPO, BORTOLUZZI: «PAGHIAMO A DURO PREZZO GLI EFFETTI DELLO SPOPOLAMENTO».
La situazione meteo è in miglioramento. E al momento non si registrano nuove criticità rispetto a quelle emerse con la perturbazione di domenica, tranne una frana a Dont di Zoldo, un dissesto dovuto a ruscellamento d’acqua a Presenaio (San Pietro di Cadore) lunedì sera, e un altro simile a Borgata Tamber (Santo Stefano di Cadore).
«I tecnici della Difesa del Suolo sono usciti in sopralluogo nelle zone che avevano rilevato frane e smottamenti negli ultimi giorni e stanno monitorando il territorio – afferma il consigliere provinciale delegato Massimo Bortoluzzi -. Al momento sono in contatto con il sindaco di Val di Zoldo per la frana di Dont e con il sindaco di Alleghe per tenere sotto controllo la situazione. Non abbiamo notizia di altre criticità e l’ondata di maltempo sta passando. Quindi direi che stiamo rientrando nella normalità. Da domani potremo fare la ricognizione definitiva e programmare gli interventi di ripristino e messa in sicurezza».
Le previsioni meteo, infatti, parlano di condizioni decisamente migliori per i prossimi giorni, con possibilità di qualche altra precipitazione tra venerdì e sabato. Si tratterà comunque di piogge non eccezionali.
«Le precipitazioni degli ultimi giorni sono state importanti, ma non hanno raggiunto quantitativi esagerati – prosegue Massimo Bortoluzzi -. Eppure i danni si sono verificati lo stesso. Perché? Sicuramente perché il territorio presenta ancora le ferite di Vaia. Ma anche perché manca la manutenzione continua e costante. In questo senso, paghiamo a caro prezzo lo spopolamento della montagna. Una volta, veniva eseguita una serie di grandi piccole operazioni che si rivelavano fondamentali nella difesa del suolo, dalla piccola regimazione delle acque alle opere idrauliche secondarie, dallo sfalcio dei prati alla raccolta del fogliame. Tutte operazioni che rendevano il terreno più pronto a ricevere le precipitazioni autunnali e che invece oggi mancano. Di conseguenza, l’acqua scorre molto più velocemente, non viene assorbita dai prati e causa piene immediate di fiumi e torrenti. Per evitare ogni volta la conta dei danni, abbiamo bisogno di strumenti che ci consentano di contrastare veramente lo spopolamento. Non abbiamo bisogno invece dei vincoli che già oggi non ci permettono di fare le opere che servirebbero. In questo senso vanno ripensati i vincoli nuovi su Auronzo e sul Comelico, dove oggi sono concentrati diversi problemi di frane e smottamenti: in quelle zone della nostra montagna l’abbandono del territorio rischia di subire un’accelerazione con l’imposizione di nuovi vincoli; e di conseguenza, anche i dissesti rischiano di accelerare».