VINCOLI COMELICO, APPROVATO L’ORDINE DEL GIORNO DELLA PROVINCIA.
Il consiglio provinciale di Belluno ha deliberato ieri da Santo Stefano di Cadore l’ordine del giorno che prende posizione contro il decreto di “Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’area alpina compresa tra il Comelico e la Val d’Ansiei”. Il documento, approvato all’unanimità, alla presenza di numerosi cittadini e dei sindaci dei Comuni implicati nei vincoli paesaggistici, definisce il provvedimento del Mibact «ingiustificato e inopportuno, destinato a complicare in futuro la vita e le iniziative locali»; e dà mandato al presidente della Provincia di intraprendere tutte le strade percorribili per contrastare l’imposizione vincolistica.
«Faremo senza dubbio ricorso al Tar, in accordo con la Regione Veneto e con i Comuni coinvolti – afferma il presidente Roberto Padrin -. La montagna va tutelata, ma anche valorizzata, con interventi infrastrutturali che devono essere compatibili con l’ambiente, ma che al tempo stesso non possono non essere funzionali al territorio. Il fenomeno dello spopolamento è preoccupante; una montagna non vissuta significa una montagna morta. Ecco perché abbiamo presentato un documento al ministro Boccia con proposte concrete. I vincoli invece contribuiscono a far morire la montagna. Da parte nostra quindi il massimo sostegno possibile in qualsiasi ambito, quando qualcuno distante da noi cerca di metterci il bavaglio. Il segnale che vogliamo dare, con questo consiglio che per la prima volta esce da Palazzo Piloni per incontrare il territorio, è proprio questo: da una parte la concretezza del ricorso al Tar, dall’altra la vicinanza alle comunità di Auronzo e del Comelico».
I consiglieri provinciali Massimo Bortoluzzi e Ivan Minella sono entrati nel dettaglio di cosa comportano i nuovi vincoli imposti sui Comuni di Auronzo, Danta, Santo Stefano, San Pietro, San Nicolò e Comelico Superiore. Dal consigliere Pier Luigi Svaluto Ferro, invece, una provocazione: «La Provincia abbia il coraggio di uscire dalla Fondazione Dolomiti Unesco, per rendere più evidente la differenza tra la montagna in cui “nevica firmato” e la montagna come il Comelico che soffre e ha bisogno di un’occhio di riguardo. Questo aiuto doveva essere uno dei compiti della Fondazione Dolomiti Unesco, far crescere anche dal punto di vista economico il territorio».