VAJONTS 23. CORTINA PARTECIPA ALL’AZIONE DI TEATRO CIVILE PROMOSSA DA MARCO PAOLINI E FABBRICA DEL MONDO
Il 9 ottobre del 1997 era Marco Paolini con la diga di Longarone alle spalle a raccontare con la diretta televisiva del «Racconto del Vajont» le responsabilità di quella che era stata archiviata come una tragedia della natura. Il 9 ottobre del 2023, a 60 anni dalla frana che costò la vita a circa duemila persone, Marco Paolini ha riscritto il suo racconto con la collaborazione di Marco Martinelli e VajontS 23 diventerà un enorme coro, che coinvolge centinaia di teatri e di realtà territoriali in Italia e nel mondo.
Tra questi c’è la città di Cortina d’Ampezzo, che aderisce a questa importante azione di teatro civile, da un’idea di Marco Paolini per Fabbrica del Mondo, realizzata da Jolefilm in collaborazione con Fondazione Vajont. E che porterà i cittadini di Cortina a leggere e ad assistere alla lettura del testo VajontS 23. L’appuntamento, ovviamente aperto al pubblico, è per lunedì 9 ottobre 2023, alle ore 18, al Palazzo delle Poste, Sala Cultura.
Tutti insieme, perché anche Cortina ci sia
L’iniziativa, lanciata dalle organizzazioni Una Montagna di Libri Cortina d’Ampezzo, Cortinateatro e Associazione Culturale Repeat, è stata raccolta dal Comune di Cortina d’Ampezzo, che con l’Assessore alla Cultura Monica De Mattia ha subito sostenuto il progetto. Una Montagna di Libri, Cortinateatro e Associazione Culturale Repeat porteranno molti cittadini a leggere in sala, ed invitano la popolazione ad aderire e ad essere presenti in sala numerosi il 9 ottobre.
VajontS 23
VajontS 23 sarà «un’azione corale di teatro civile» non solo per ricordare quel che è accaduto, ma per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe accadere. La storia del Vajont non è solo memoria di una immane catastrofe di sei minuti, ma una lunga serie di negligenze, inerzie, rischi mal calcolati o scartati perché inconcepibili, non perché impossibili. I segni della crisi climatica sono urgenti e gravi, non possiamo non imparare la lezione, ripetere gli stessi errori, questo il senso dei Vajont oggi.
“Quando pensai di raccontare la storia del Vajont – ricorda Marco Paolini – ero giovane e volevo restituire giustizia a chi non l’aveva avuta e anche mettermi alla prova, perché anch’io avevo memorizzato quella storia come un disastro naturale. Volevo raccontare l’ingiustizia. Dire i nomi dei colpevoli. Trent’anni dopo del Vajont sappiamo molto di più. Giustizia è stata fatta, memoria è stata ricostruita. Ma Vajont è anche una catena di errori. Quello che chiediamo raccontando VajontS 23, non più da solo ma in un enorme coro, è di riflettere sugli errori più che sulle colpe e di ragionare sulla complessità delle storie di tutto il nostro Paese. Per questo un Vajont con la S al plurale, perché le situazioni di fragilità dell’Italia, fragilità idrogeologica e le nuove situazioni di siccità a cui la crisi climatica ci espongono, richiedono anche al teatro, all’arte in generale, di occupare un ruolo civile di colla sociale tra i cittadini”.