Rifugi storici di Cortina: un viaggio nella montagna piu’ autentica
Abbarbicati sulla roccia, a più di 2.000 metri di quota, affacciati su panorami indimenticabili, custodi di un memoria lunga più di un secolo: nei più antichi rifugi di Cortina si respira ancora oggi la storia e si percepisce la montagna in tutta la sua maestosità.
Un percorso “alternativo” per conoscere il volto autentico delle Dolomiti Patrimonio UNESCO e di chi le abita.
Cortina d’Ampezzo, 30 maggio 2016_Esistono luoghi dove si respira, ancora oggi, l’atmosfera degli albori dell’alpinismo: i rifugi storici, nidi d’aquila incastonati nelle Dolomiti dove i pionieri della montagna facevano tappa, condividendo le loro esperienze, e dove la Grande Guerra ha lasciato le sue tracce. Nomi che ricorrono nelle cronache dell’alpinismo e della Storia, tappe ideali di un tour alla scoperta della montagna più autentica.
A fianco del lago di Fedèra, al cospetto dei colossi di Croda da Lago, Croda Rossa, Pomagagnon, Cristallo, Sorapiss e del Becco di Mezzodì, sorge il Rifugio Croda da Lago, a 2.046 metri: aperto nel 1901, fu voluto dal Club Alpino austriaco e costruito dalla guida alpina ampezzana Giovanni Barbaria. Dopo la Seconda Guerra Mondiale al nome “Croda da Lago” venne aggiunto “Gianni Palmieri” in onore del comandante partigiano, medaglia d’oro al valor militare. Il lago di Fedèra, straordinario gioiello in questo scrigno, si estende di fianco. È la famiglia Alverà a gestire questo rifugio del CAI Cortina (www.crodadalago.it).
Immerso in uno spettacolare circondario, il Rifugio Cinque Torri si trova ai piedi del versante sud delle 5 Torri, a 2.137 metri. Inaugurato oltre un secolo fa, nell’ottobre del 1904, è una delle strutture storiche più longeve del comprensorio. Meta ambita di diverse generazioni di alpinisti di tutto il mondo, ha ospitato principi e regnanti di tutta Europa, tra i quali, nel 1916, lo stesso Re Vittorio Emanuele III. Da qui si possono raggiungere in pochi minuti le vie della palestra di roccia delle 5 Torri e il Museo all’aperto della Grande Guerra con le trincee e le postazioni restaurate (nel periodo del conflitto fu inoltre un’importante sede dell’esercito italiano). Dal 1937 è gestito dalla famiglia Alberti Lelo, che ha mantenuto l’ambiente familiare e accogliente (lagazuoi5torri.dolomiti.org).
Alla base della Croda del Becco, a 2.327 metri, si trova il Rifugio Biella. Prima tappa dell’alta via n. 1 e crocevia di numerosi itinerari nel Parco Naturale d’Ampezzo e dei confinanti parchi di Sennes, Fanes e Braies, fu costruito dal Club Alpino austro-tedesco della sezione di Eger (città della Boemia oggi chiamata Cheb) e inaugurato il 16 luglio 1907 con il nome di Egererhütte. Nel 1914 divenne proprietà dell’esercito austro-ungarico in quanto situato in un punto strategico rispetto al fronte di Son Pouses. Dopo la Prima Guerra Mondiale, quando Cortina entrò a far parte del Regno d’Italia, divenne proprietà del demanio militare. Intorno agli anni ’20 la sezione del CAI di Biella lo prese in gestione, fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando passò alla sezione del CAI di Treviso. Dal 1992 è gestito dalla guida alpina Guido Salton e dalla sua famiglia (Tel. +39 0436 866991 | rifugiobiella@libero.it).
Il primo rifugio delle Tofane, secondo nella valle d’Ampezzo, è il Rifugio Giussani, che sorge a 2.561 metri a Forcella Fontananegra, ampio valico fra la Tofana di Rozes e la Tofana di Mezzo, costellato di massi dove ai tempi della Grande Guerra si trovavano diverse postazioni belliche. Inaugurato il 16 agosto 1886 con il nome di Rifugio Tofana, fu distrutto durante il conflitto. Il 5 settembre 1921, dopo aver ristrutturato una grande caserma degli Alpini, la Sezione del CAI di Cortina vi aprì il rifugio dedicato al Generale Antonio Cantore (caduto a Forcella Fontananegra il 20 luglio 1915). Il 17 settembre 1972, infine, fu inaugurato il terzo rifugio, costruito ex novo poco lontano dai precedenti e dedicato all’alpinista Avvocato Camillo Giussani. Oggi il rifugio Cantore è abbandonato, mentre il Tofana è stato ristrutturato nel 1994 e funge da bivacco invernale. Rifugio del CAI Cortina, è gestito da ormai due generazioni dalla famiglia Dapoz (www.rifugiogiussani.com).
In cima al Nuvolau si può godere di uno dei panorami più emozionanti delle Dolomiti. Qui, a 2.575 metri di quota, si trova l’omonimo rifugio: costruito nel 1883 dal Club Alpino austro-tedesco della sezione di Cortina d’Ampezzo, grazie alla generosità di un colonnello tedesco, il barone Richard vom Meerheimb, e oggi gestito dalla famiglia Siorpaes, il Rifugio Nuvolau del CAI Cortina è il più antico delle Dolomiti, rinomato fin dagli albori dell’alpinismo per il panorama mozzafiato. Già Paul Grohmann lo decantava nella sua opera Wanderungen in den Dolomiten del 1877: «Un mare di montagne è davanti a noi, e sarebbe inutile volerle elencare o descrivere. Soltanto la macchina fotografica potrebbe fissare le nostre impressioni». Il grandioso colpo d’occhio che si schiude dalla cima, soprattutto all’alba, ripaga della fatica della salita. (siorpaes@yahoo.com | Tel. +39 0436 867938).
Al centro del circo settentrionale del Sorapiss, quasi sull’orlo dello zoccolo dove affiora e precipita la cascata, si trova il piccolo e accogliente Rifugio Alfonso Vandelli, a 1.926 metri. A pochi minuti dal rifugio, separato da una breve collina, c’è il meraviglioso lago Sorapiss, di color turchese. Il rifugio in origine era situato vicino al lago, eretto nel 1821 dalla sezione Pfalzgau dell’organizzazione alpinistica Deutscher und Österreichischer Alpenverein. Distrutto da una valanga nel 1895, fu riscostruito l’anno seguente e nuovamente sepolto dalla neve. Dopo la Grande Guerra, la sezione CAI di Venezia promosse una nuova edificazione grazie a una fondazione del socio Cesare Luigi Luzzatti. Ma un incendio la distrusse nel 1959. La definitiva ricostruzione, intitolata al Presidente del CAI di Venezia, Alfonso Vandelli, venne inaugurata il 18 settembre 1966. Oggi è gestito dalla famiglia Pais (www.rifugiovandelli.it).
Infine un rifugio che non c’è più, ma che merita di essere ricordato. Eretto a inizio Novecento dal Club Alpino austro-tedesco, a 2.080 metri d’altezza, nella romantica Val Travenanzes e dedicato a un pioniere austriaco dell’alpinismo caduto in montagna, il Rifugio “Victor Wolf Von Glanvell” fu distrutto sotto i colpi dell’artiglieria italiana ai primi d’agosto del 1915; nonostante la sua posizione fosse tra le più strategiche, non è mai stato ricostruito. Purtroppo ne restano poche immagini, ma il conduttore Luigi Gillarduzzi Minighèl, nel 1907, vi costruì vicino la “Sciara del Minighel”, la prima via ferrata dell’ampezzano. Formata da 270 scalini metallici, lunghi oltre un metro e infissi sul nero strapiombo della cascata del Majarié, alto un’ottantina di metri, la “Scala” consente ancor oggi di salire dalla Val Travenanzes al Rifugio Giussani.
Tutti i rifugi apriranno a giugno per la stagione estiva.
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